Terranuova, il cui nome originario era Castello di S. Maria, venne fondata per ordine del governo fiorentino (provvisione del 2 aprile 1337), agli inizi del mese di settembre 1337, dopo che i cinque castelli che si trovavano nel feudo dei conti Guidi (Terraio, Pernina, Cave, Ganghereto e Pozzo) avevano chiesto l’anno prima di essere annessi al dominio di Firenze. Il governo fiorentino fece edificare la nuova città nel territorio del castello dei Mori, già sotto il suo controllo, e vi riunì insieme anche gli abitanti dei cinque castelli ribelli. Probabilmente, deve il suo primo nome proprio al fatto che l’8 di settembre cade la festa della natività della Vergine, ricorrenza molto importante per la città di Firenze. La Madonna, infatti, fu eletta subito protettrice della comunità e la sua effigie fu adottata nel gonfalone e nel sigillo del Comune.
La città venne costruita seguendo il criterio dell’urbanistica romana, con tanto di cardo e di decumano, e fu fissato che ogni popolo costruisse la propria chiesa nel quartiere a lui destinato. Vennero così eretti 6 edifici sacri (4 dei quali ancora esistenti) e nella piazza centrale fu edificata la chiesa di tutta la comunità, che fu dedicata a S. Maria; questa, nel 1443, forse grazie all’intercessione di Poggio Bracciolini, segretario apostolico di papa Eugenio IV, a cui Terranuova aveva dato i natali, fu sciolta dal piviere di Gropina ed eretta a pieve e matrice di tutte le altre chiese della città murata, che nel frattempo iniziò ad essere chiamata con il semplice nome di Terra Nuova. Erano quattro le porte d’ingresso alla città, poste agli apici del cardo e del decumano, purtroppo distrutte dalle mine che i tedeschi fecero brillare nel 1944 durante la ritirata.
La cinta muraria si presenta quasi totalmente integra sul lato nord ovest e purtroppo solo parzialmente visibile quella della parte sud – est. Le torri d’angolo sono rimaste solo: quella settentrionale, occidentale e meridionale. Mura e torri furono edificate utilizzando ciottoli di fiume e la pietra ricavata da una cava della vicina frazione della Cicogna per le bozze squadrate. Un fossato, di circa 17,50 metri, cingeva in un abbraccio protettivo, la cinta muraria.
La suddivisione degli spazi, all’interno della città fortificata, era stata concepita in modo tale da permettere la sistemazione ordinata dei popoli che vi di sarebbe trasferiti e tenendo conto anche delle differenze sociali presenti in ognuno di questi. La via principale accoglieva le famiglie benestanti mentre nella fascia più esterna quella più vicina alle mura si trovavano le abitazioni delle famigli meno ambienti o gli spazi dedicati alla rimessa per attrezzi o animali. Fra tutte le “terre nuove” edificate dal governo fiorentino Terranuova è quella che conserva maggiormente l’antico impianto.
Bibliografia:
C. Fabbri, Statuti e Riforme del Comune di Terranuova (1487 – 1675). Una comunità del contado fiorentino attraverso le sue istituzioni, Firenze, L. S. Olschki Editore, 1989